«Quando nella Chiesa si legge la sacra Scrittura, Dio stesso parla al suo popolo e Cristo, presente nella sua parola, annunzia il Vangelo.
Per questo tutti devono ascoltare con venerazione le letture della parola di Dio, che costituiscono un elemento importantissimo della Liturgia. E benché la parola di Dio nelle letture della sacra Scrittura sia rivolta a tutti gli uomini di ogni epoca e sia da essi intelligibile, tuttavia una sua più piena comprensione ed efficacia viene favorita da un’esposizione viva e attuale, cioè dall’omelia, che è parte dell’azione liturgica»;
«Se manca il lettore istituito, altri laici, che siano però adatti a svolgere questo compito e ben preparati, siano incaricati di proclamare le letture della sacra Scrittura, affinché i fedeli maturino nel loro cuore, ascoltando le letture divine, un soave e vivo amore alla sacra Scrittura».
(Ordinamento generale del Messale Romano, n. 29; 101).
«La Parola indica anzitutto un “testo scritto”, che in quanto tale diviene autorevole, principio di identità personale e comunitaria. Ma questa parola autorevole, scritta, aspetta che noi la leggiamo, la proclamiamo, le diamo di nuovo voce: la parola scritta e la voce attuale stanno così in un rapporto essenziale che non possiamo scavalcare: diremo allora che il modo in cui Dio si fa incontrare è l’ascolto e la lettura, la proclamazione e l’acclamazione di un testo scritto. Dio parla non come “testo scritto”, ma come “testo scritto e letto, proclamato e ascoltato, atteso e meditato”. È in questo “evento” che la Scrittura si fa parola di Dio» (La Parola nella Liturgia della Parola, prof. Andrea Grillo, docente dell’ILP di S. Giustina in PD)
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